Cosa salvi del 2020? Una speranza nell’anno del Covid-19 - Seconda intervista
Il Prof. Andrea Simoncini - Direttore del Dip. Scienze Giuridiche UNIFI e Rappresentante dei Direttori di Dipartimento (Area Scienze Sociali) nel Senato Accademico.
La Costituzione è stata un faro in una situazione così difficile?
“Vi ringrazio per questa occasione di dialogo. L’immagine del faro è un’immagine efficace perché il faro è un punto di riferimento in navigazione; soprattutto quando le condizioni diventano complicate, c’è l’oscurità della notte e ci troviamo in difficoltà. Per trovare una situazione simile a quella in cui ci troviamo adesso dobbiamo ritornare al periodo della guerra, alla nascita della repubblica. Le decisioni e le scelte che sono state fatte in questi ultimi tempi hanno in qualche maniera sfidato il contenuto della nostra costituzione. Essa non è stata calpestata, strappata o messa da parte come qualcuno ha affermato però sicuramente un’emergenza come questa finisce per metterne alla prova tutti i valori fondamentali. La nostra costituzione, a differenza di altre costituzioni, non ha una clausola di emergenza. Prendo ad esempio la costituzione francese e quella tedesca: esse hanno la possibilità di dichiarare uno stato di emergenza e quindi di creare le condizioni per affrontarla. Nonostante questa possibilità, però, lo stato di emergenza non è stato dichiarato né in Francia, né in Germania. La nostra costituzione non ha questa possibilità, tanto che anche le emergenze devono avvenire all’interno di una cornice che è quella unitaria. Penso che questa cornice abbia tenuto. Per questo la costituzione è stata un faro, nel senso che è stata un punto di riferimento nel buio, un ideale a cui tendere in un momento che ci ha messi tutti alle strette.”
In riferimento a quanto detto poco fa, che “la Costituzione non è stata calpestata”, sorge un’altra domanda. Se non calpestata, è stata forse sospesa? (Prendiamo ad esempio la libertà di culto, le associazioni, le riunioni, ecc.) Quali sono i fattori che determinano questo bilanciamento dei vari diritti presenti nella Costituzione?
Ci troviamo in una situazione eccezionale perché purtroppo c’è un virus in circolo per il quale lo Stato non ha una cura o un vaccino. L’unica cura di protezione che abbiamo è quella di delimitare gli incontri tra le persone. Non abbiamo altra strategia di contenimento, riguardo al virus. I nomi ed i modi in cui questo è stato gestito (zona arancione, rossa, lockdown o chiusura evitando che le persone si incontrino entro certi limiti), sono una sfida alla radice delle libertà. La nostra costituzione è nata per difendere la libertà di circolare, la libertà di associarsi, la libertà personale. È chiaro che quindi, in un momento come questo, i principi fondamentali debbono essere compressi per un bene superiore che è il bene comune; che questa epidemia non vada fuori controllo e non metta al repentaglio la vita di migliaia e migliaia di persone come abbiamo già vissuto. Una mortalità del genere non l’abbiamo mai visto in un tempo repubblicano.
Quindi cosa vuol dire la parola “bilanciamento”? Vuol dire che una compressione è possibile ma, allo stesso tempo, non è possibile privare le persone totalmente della libertà. C’è stata una prima fase in cui noi abbiamo cominciato a restringere e forse abbiamo ristretto troppo oppure in maniera irragionevole. Per esempio, quella dei luoghi di culto anch’io penso sia stata una restrizione che ad un certo punto appariva irragionevole però devo anche dire che alla fine alcuni divieti che sembravano assurdi sono stati rimossi. Questa idea della gradualità o del fatto che le regioni possano decidere diversamente, anche se può apparire molto strana e molto curiosa o anche irrazionale, ha una sua razionalità perché consente di arrivare a delle misure più estreme in una maniera graduale.”
Questa terza domanda è rivolta a tutti coloro che partecipano a questa iniziativa di interviste: Cosa salva del 2020?
“Può sembrare assurdo forse quello che dirò, ma io salvo tutto del 2020. Penso che questa circostanza terribile in cui ci troviamo a vivere debba essere considerata un’occasione. Dico debba perché penso che non abbiamo alternative a cogliere questo tornante della nostra storia come un enorme opportunità di cambiamento, come una grandissima possibilità di rivedere una serie di valori che ritenevamo scontati (come ad esempio quello di potersi incontrare e potersi relazionare in persona). Una certa trasformazione digitale delle nostre relazioni era già in movimento prima del covid. E’ come se ci fosse stato un fast forward, come quando acceleri la velocità di un film e arrivi subito alla fine, cosi, nella stessa maniera, il covid ha accelerato questa trasformazione della relazione in digitale. Io non penso che il covid abbia rappresentato di per sé un fattore negativo della nostra vita sociale, se si toglie ovviamente il problema sanitario, che lo è. Tutto sta a come ognuno di noi coglie questa opportunità. Tantissimi cambiamenti nel corso della storia, che noi abbiamo acquisito oggi, sono nati da un periodo di grandissima incertezza e difficoltà. Quindi paradossalmente salverei tutto.”