Have you ever wondered if you can personally know God of the universe?
Come combattere la solitudine e l'isolamento
La Bibbia È Affidabile?
Natale
Deliziati nella rivelazione
del cuore di Dio.
Goditi la luce
del mondo.
Rallegrati al Meraviglioso
facitore di miracoli
ora nato per sopportare il nostro peccato e la nostra vergogna.
Lascia che lo stupore ti riempia gli occhi e
se devi dire qualcosa, canta.
Trattieni il respiro e contempla
l'Incomparabile, Incomprensibile Re.
Non mi voglio mai dimenticare della gioia che ho sperimentato la prima volta che ho capito l’amore che Gesù ha per me. Non sono solo supportata, ma proprio voluta al punto che Dio ha deciso di venire al mondo e aiutarci, guarirci, salvarci. Voglio rallegrarmi del fatto che sono voluta, amata, e accettata dal Creatore di tutto. Quindi io canto, ringrazio, mi rallegro nella persona di Gesù e la sua grandezza. Godiamoci della bellezza e bontà di Dio!
Preghiera
Caro Padre, caro Gesù, non sei lontano, non sei distante; oggi è il giorno che celebriamo che sei venuto vicino. Sei diventato uomo e quindi ci conosci in ogni dettaglio, in ogni debolezza e in ogni vittoria. Oggi riempici con la tua gioia, con la tua pace, che hai vinto per noi. Che possiamo mangiare bene, ridere tanto, ed essere riempiti dal tuo amore per noi.
Avvento N. 4
Con l'avvicinarsi del giorno di Natale
la vita si accelera e lo stesso vale per noi.
Ma non lasciate che la fretta vi faccia dimenticare
la vera ragione di questa euforia.
Il Natale è il culmine
della brama umana per il Divino.
Dio, in Cristo, sta per entrare
e trasformare il copione del mondo intero.
Tratteniamo il respiro,
liberiamo le nostre preoccupazioni, e
fissiamo gli occhi sulla gloria.
Ho scritto questa poesia nel momento in cui sentivo la pressione di questa stagione e mi percepivo il bisogno di fare il punto della situazione. È molto facile vivere la stagione natalizia senza mai pensare alle origini della festa. Oggi c’è lo stress e la fretta che ci distraggono dalla verità che stiamo festeggiando la presenza di Dio in mezzo di noi. Il Natale è l’inizio della speranza, la gioia, e la vittoria per noi in Cristo. Nonostante la frenesia del mondo intorno a noi, ricordiamoci del miracolo che è.
Preghiera
Quando le nostre vite sono frenetiche, a volte è difficile fermarci e sentire Dio. La Bibbia chiamava Gesù la luce del mondo, e fortunatamente a Natale ci sono tanti luci ovunque per ricordarci di Lui. Prova a prendere un attimo davanti al camino, vicino all’albero di natale, o con una candela. Nota l’effetti della luce nella stanza, il calore di un fuoco sulla pelle, chiudi gli occhi, immaginati con Gesù nella luce.
Caro Gesù, dici di essere la luce del mondo. In te non ci sono tenebre e non posso nascondermi, ma non devo nemmeno. Sei la casa accogliente e calda, piena di luce e d’amore. La tua luce purifica, tu sei una lampada davanti i miei piedi. Aiutami a vedere la tua luce e a vedere che tu sei buono.
Avvento N. 3
Lamento e avvento,
così simili eppure così diversi.
Il disperato senso di perdita
sembra molto più vicino alla croce
che un bambino in una mangiatoia.
Eppure “quelli che seminano con lacrime,
mieteranno con canti di gioia".
Quindi non importa quali siano
i tuoi dolori o le tue paure,
portarli ora davanti a colui
che è venuto per un futuro senza più dolore.
E questo Gesù ci libera
piangendo con noi nella tristezza,
donandoci lo Spirito di letizia
che ci riempie di amore e di speranza per il domani.
Abbiamo vissuto un lutto comune in questi anni. Natale non è solo una stagione di gioia che ignora le difficoltà della vita. Gesù è venuto per dare speranza e guarigione ad un mondo che soffre. Fare finta che non ci sia dolore non è affatto il metodo di Cristo. Gesù si siede con noi nella tristezza, non ne ha paura perché l’ha già vissuta anche lui. Riconoscere la sua mano nei momenti più difficili può essere una consolazione che diventa speranza.
Preghiera
A volte le parole non bastano, ma le preghiere non sono solo parole. In un anno di difficoltà, una semplice “Dio, non ho le parole” e sedersi in silenzio con Dio vale come mille parole. È giusto sperare in Dio, ma non troviamo la speranza con la nostra forza. La troviamo quando sperimentare la presenza di Dio nelle nostre sofferenze, e riconosciamo che Dio è Dio.
Prendi un momento di silenzio con Dio. Se vuoi raccontargli semplicemente le tue difficoltà, non c’è bisogno di usare parole complicate, puoi parlare a lui con parole oneste. Prova a chiedergli, “Dove sei ora?” o ”Come mi vedi in questo momento?”
Avvento N. 2
Il Mio amore è eterno,
paziente, e non addebita il male.
Amo il mondo così tanto
che Ho mandato il Mio unico figlio,
pieno del Mio Spirito e della Mia gloria,
affinché coloro che credono possano vivere per sempre nel Mio amore e non morire.
Ho creato la vita e posso ricrearla in te.
Continuo a mostrarti la Mia fedeltà;
cercaMi con tutto il tuo cuore
e Mi troverai.
La Mia bontà ti soddisferà,
quindi non disperare.
C'è speranza per il tuo futuro.
Natale è un momento dell’anno in cui parliamo di più dell’amore. Quando ho scritto questa poesia, stavo pensando all’amore perfetto che troviamo solo in Dio. Volevo scrivere, però, dalla prospettiva di Dio usando proprio le sue parole. Questa poesia è una raccolta delle bellissime dichiarazioni del Signore nei nostri confronti. A volte ci sentiamo da soli nel mondo, o che tutto va nel verso sbagliato. Ma trovo conforto riflettendo sull’amore qui descritto, mi incoraggia a non disperarmi e a cercare consolazione in Gesù.
PREGHIERA
Caro Gesù, che queste dichiarazioni possano diventare per me la verità non solo nella mia testa o sulla pagina, ma nel mio cuore. Tu che hai creato la vita, creala di nuovo in me. Se mi dici di essere fedele, aiutami a vederTi dove sei all’opera. Vorrei la Tua bontà, che io possa avere una speranza solida.
Avvento N. 1
Cosa significa avere fiducia
in qualcuno che non hai visto mai?
Abbiamo fede nell'arrivo del Regno,
anche se viviamo nell’attesa?
La verità che è così chiara ad alcuni,
per altri sembra solo una leggenda.
Ma quando hai incontrato il Re Risorto
vai oltre il velo.
Anche se il Padre non si palesa,
possiamo tutti vedere il Figlio
che è venuto qui per fare nuove tutte le cose
e restituire ciò che il peccato ha annullato.
Questa poesia è il mio tentativo di capire perché abbiamo fede in Dio, quando è già difficile fidarci di ciò che vediamo. Pensando a questo, mi è venuto in mente un versetto della Bibbia che dice che non abbiamo visto il Padre ma abbiamo visto Gesù, e lui ha visto il Padre. Gesù ci rivela chi Dio è, ma dobbiamo incontrarlo, ascoltarlo, per non essere più accecati dal mistero e dall'incredulità. Più lo cerchiamo, più lo conosciamo, più vediamo la sua mano in tutto, più lo vediamo agire ancora oggi sulla terra.
Preghiera
Caro Padre, all’inizio di questa stagione di avvento, voglio conoscerti meglio. Non voglio credere solo a ciò che gli altri dicono di Te, io voglio sapere chi sei veramente. In questo periodo celebriamo l’arrivo di Gesù sulla terra, la tua entrata nel mondo per fare nuove tutte le cose. Aiutami a cercarti, aiutami a vederti, aiutami a credere. Amen.
Come Posso Conoscere Dio Personalmente?
Vorresti conoscere Dio personalmente?
Non intendo una conoscenza teorica, ma una relazione personale e interattiva con Lui, in cui hai la possibilità di arricchire la tua vita. Un’amicizia.
A volte sembra che questo tipo di rapporto con Dio sia possibile solo per le persone particolarmente spirituali. Per conoscere Dio, devi forse aspettare un'esperienza spirituale? Oppure devi dedicarti ad azioni religiose o diventare una persona migliore affinché Dio ti accetti?
Potresti essere sorpreso che nessuna di queste cose funzioni. O forse non sei sorpreso perché hai già provato e non sei stato soddisfatto! La buona notizia è che Dio ha reso molto chiaro nella Bibbia come possiamo conoscerlo. I seguenti principi ti spiegheranno come puoi iniziare proprio ora una relazione personale con Dio e perché potresti volerlo fare.
1. DIO MI AMA
Se stai per iniziare un rapporto con qualcuno, è importante sapere se quella persona vuole conoscerti ma anche se tu vuoi conoscerla.
Dio vuole una relazione con te. Non sei insignificante per lui solo perché l'universo è grande e tu ne sei una piccola parte. Lui sa chi sei e ti ama.
Giovanni, uno degli amici di Gesù che lo seguì dall'inizio del suo ministero, scrisse in una lettera ad alcune delle prime chiese:
“Noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.”
- 1 Giovanni 4:16
Puoi sperimentare anche tu questo Dio amorevole! Egli è reale e non desidera altro che tu possa provare personalmente il suo amore e scoprire, nel rapporto con lui, il significato della tua vita.
Quindi, Dio vuole conoscerti. Ma perché dovresti volerLo conoscere tu? Rispondere a questa domanda potrebbe riempire pagine e pagine, ma per ora ne condividerò solo una: Gesù disse: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Giovanni 10:10). I miei amici arricchiscono la mia vita in molti modi diversi. Gesù ha affermato che Dio fa di più: vuole darti vita in abbondanza.
Allora perché la maggior parte delle persone non sperimenta questa vita in abbondanza?
2. VIVO DISTANTE DA DIO
Purtroppo, noi essere umani non sperimentiamo l’amore di Dio perché ignoriamo Dio. Cerchiamo ovunque significato e realizzazione, ma non in Dio. Non ci fidiamo di lui e non crediamo che egli abbia buone intenzioni con noi.
La Bibbia chiama questo atteggiamento e le azioni che ne derivano peccato. Il peccato ferisce e distrugge le nostre relazioni con le persone e con Dio, non solo in questa vita, ma per sempre. La Bibbia dice che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23) e che “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). La conseguenza del peccato è la morte spirituale: la separazione per sempre da Dio e dalla vita in abbondanza.
A volte potremmo immaginare che Dio pesi tutte le nostre buone e cattive azioni su una bilancia per determinare se meritiamo una relazione con lui, ma non è così che la Bibbia descrive la visione di Dio del nostro peccato. Piuttosto che puntare ad una scala di valutazione cosmica, la Bibbia presenta il peccato come una relazione rotta, come un grande abisso fra noi e Dio.
Possiamo provare a superare questo abisso facendo del bene, aiutando il nostro prossimo, o seguendo pratiche religiose, ma tutti i nostri sforzi sono vani perché non possono aiutarci a rimuovere il grande abisso e riparare il nostro rapporto con Dio.
Forse adesso stai pensando: ma cosa fa Dio in tutto ciò? Se Lui mi ama davvero, perché non può rimuovere l’abisso?
Ho davvero buone notizie per te.
3. GESÙ HA DATO TUTTO PER ME
Il nostro peccato e il nostro isolamento non impediscono a Dio di amarci. Lui non si è fermato, ma è diventato uomo in Gesù Cristo, attraversando l’abisso, e ha dato la sua vita per noi. Gesù sosteneva di essere Dio, e disse, “Io sono la via, la verità, e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6)
Ti ricordi che la conseguenza del peccato è la morte? Sulla croce Gesù ha preso su di sé tutte le conseguenze del peccato, al posto nostro. Gesù è morto, ma è tornato in vita per dimostrare il suo potere sulla morte e sul peccato. Egli ci offre la pace con Dio e una relazione personale con Lui.
Giovanni ha pure scritto: “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.” (1 Giovanni 4:9)
Anche se non l’abbiamo meritato, la morte di Gesù al nostro posto ha costruito un ponte sull’abisso che ci separava da Lui e ci ha dato la possibilità di riconciliarci con Dio. Attraverso la fede in Gesù, cioè facendo completo affidamento su quello che lui ha fatto per noi, possiamo sperimentare ogni giorno l’amore di Dio, possiamo scoprire lo scopo della nostra vita e avere la vita eterna.
Ma conoscere questo non basta.
4. DEVO FARE UNA SCELTA
In un rapporto ci sono almeno due persone ed entrambe devono decidere di volere quel rapporto. Uno non basta. Dio onora le scelte delle persone e non entrerà nella tua vita se non lo inviti tu.
Dio ha fatto di tutto per mostrarci quanto ci ama. Attraverso Gesù Cristo ci offre una vita abbondante ed eterna. Possiamo parlare direttamente con Dio – e questo si chiama preghiera – e chiedergli perdono per aver vissuto senza di lui. Inoltre, possiamo scegliere di vivere con Dio d’ora in avanti, confidando in Gesù Cristo.
CHI SONO IO?
Questi due disegni rappresentano due tipi di persone:
La persona che si autogestisce
IO - la persona ha il controllo su ogni cosa
† - Gesù non ha alcuna influenza sulla sua vita
Questo tipo di persona non ha mai accettato il “ponte” che Gesù gli offriva e e il suo peccato continua a separarla da Dio.
La persona guidata da Cristo
† - Gesù ha il controllo su ogni cosa
IO - La persona lo riconosce come Signore
Questo tipo di persona ha accolto Gesù nella proprio vita, è stata perdonata e gode dell’amore di Dio
Da quale cerchio ti senti rappresentato? Da quale vorresti essere rappresentato?
Forse vorresti che ci fosse un terzo cerchio nel mezzo, uno in cui Gesù è nella tua vita, ma tu hai ancora il controllo. Ti invito, invece, a concentrarti sulla posizione di Gesù dentro o fuori dal cerchio.
Non c'è una via di mezzo, ma questa è una buona notizia!
Il fatto che Gesù sia nella tua vita non dipende da quanto sei bravo, da quanto sei coerente nel seguirlo o da quanto è forte la tua fede. Quando tu lo inviti ad entrare e gli dai il controllo della tua vita, Lui entra e promette di rimanere per sempre. Questo è ciò che significa veramente chiamare Gesù "Signore"; non è solo un titolo o una parola religiosa, ma un atto di fiducia.
Come mi fido di gesù?
Puoi avere fede in Gesù semplicemente parlando con lui ed esprimendo il tuo desiderio di avere una relazione con Dio. Sappi che non servono parole speciali, ma solo parole genuine.
Se vuoi un punto di partenza, prova a dirgli questo ad alta voce o nella tua testa:
Caro Gesù,
Ho appena letto che mi ami e che vorresti un rapporto personale con me. Magari non ci siamo mai presentati davvero. Ti ho visto da lontano in altre persone, ti ho visto in statue o in chiese, ho visto le tue impronte nella natura, ma ora voglio conoscerti davvero.
Mi dispiace che ti ho ignorato, che ho provato a fare tutto per conto mio. Grazie che nonostante la mia indifferenza, Tu non sei stato indifferente verso di me. Grazie che sei venuto in forma di persona cosí da poterti conoscere. Grazie che sei morto al posto mio per superare l’ostacolo che c'era tra di noi. Grazie che hai promesso di essere la mia via, la mia verità, e la mia vita.
Ti chiedo perdono per tutti i miei errori. Ti do il mio cuore, e il permesso di entrare e trasformare la mia vita oltre quello che posso immaginare.
Mi fido della tua volontà per la mia vita, e cercherò di seguirti.
Ora accetto il tuo perdono; grazie che il nostro rapporto non è più rotto.
Quando non mi sentirò in grado, aiutami a credere. Ricordami il tuo amore incondizionato. Da ora in poi so che sei con me. Grazie.
Wow! Magari non te lo senti, ma hai appena attraversato un abisso gigante. Ogni persona ha un percorso unico con Dio. Forse ti senti già diverso, oppure noterai la differenza nei prossimi mesi o nei prossimi anni.
Ma Dio non cambierà mai; non ti lascerà mai. Ha promesso che questo è il modo per ripristinare il rapporto con lui, e Dio compie sempre le sue promesse.
PROSSIMI PASSI
Se hai chiesto a Gesù di essere nella tua vita, ci sono alcune cose davvero belle che ora sono vere per te! Eccole qui: Risorse per crescere
Hai ancora domande? Dai un'occhiata al nostro studio “Incontrarsi con Dio”, 6 lezioni per aiutarti a connetterti con Lui.
Vuoi accrescere la tua comprensione di Gesù e di ciò che significa avere una relazione con Lui? Guarda "Passare Da", una serie sui fondamenti del credo cristiano.
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La Nuova Realtà Sociale al Tempo del COVID-19
Quarta intervista con Sara Funaro - Assessore all’Educazione e Welfare del Comune di Firenze.
Abbiamo concluso il nostro ciclo di interviste dal tema: “Cosa salvi del 2020? Una speranza nell’anno del Covid-19”.
Quest’iniziativa ci ha permesso di condividere un messaggio di speranza in mezzo a tanta sofferenza. Il tema dell’ultima intervista è stato: La nuova realtà sociale nell’anno del Covid.
E’ stato un anno in cui abbiamo sicuramente notato un aumento del disagio sia a livello materiale che emotivo: le preoccupazioni economiche, l’ansia per la malattia, l’incertezza per il futuro, la paura per i contagi. La mia prima domanda è questa: Quanto l’essere costretti all’isolamento sociale sta influenzando lo stato psicologico della nostra società?
“E’ un piacere per me essere qui con voi. La domanda è una domanda semplice e molto complessa allo stesso tempo. In questo momento provo a spogliarmi dei panni del professionista ed entrare nei panni del rappresentante istituzionale perché da questa visuale si riesce purtroppo a vedere in maniera molto forte quelli che sono i disagi. Penso che una delle conseguenze più forti in questa pandemia sia stato il tema di dover rivedere completamente i rapporti. L’isolamento prima e successivamente l’entrare in contatto con le persone in maniera completamente differente è stato un duro colpo per noi che siamo un popolo abituato ad avere anche un contatto fisico. In qualche maniera con la pandemia siamo stati costretti a rivedere completamente le nostre abitudini.
Tutto ciò ha avuto delle conseguenze anche sui nostri bambini. L’ho visto molto sul versante della scuola. I più piccoli, nel momento in cui avevamo iniziato a riaprire alcune delle attività, dopo il lockdown, avevano delle grosse difficoltà a relazionarsi con i loro coetanei. Lo abbiamo visto con i nostri adolescenti, che sono quelli che hanno pagato un prezzo molto alto soprattutto con la didattica a distanza. E’ valso per le scuole superiori, per l’università e per tutti i livelli e tutti gli ordini e grado.
Abbiamo visto le conseguenze in maniera importante in quelle famiglie che vivono in un contesto meno benestante, piuttosto disagiato. Ad esempio, una famiglia che non ha un reddito altissimo e che ha vissuto questo periodo di pandemia all’interno di alloggi piccoli, con più persone, ha generato uno stress ulteriore.
I nostri anziani, i ragazzi con disabilità e con problematiche di salute mentale, sono quelli che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più caro in questo momento.
E’ chiaro che da una parte ci sono le conseguenze dell’isolamento che hanno generato alcuni problemi da un punto di vista psicologico; dall’altra parte il dover riorganizzare le relazioni in una maniera completamente diversa ha generato anche conseguenze patologiche di un certo tipo.
L’ultimo elemento, che non è da sottovalutare, è che ci siamo dovuti abituare a vivere di fronte ad uno schermo, come stiamo facendo in questo momento. La domanda che mi sto ponendo è: quanto questo possa generare delle conseguenze da un punto di vista psicologico e anche da un punto di vista di dipendenza?”
Ho letto nella tua biografia una frase che mi ha colpito tanto. “Sono convinta che fare politica è mettersi al servizio degli altri”. Oggi, purtroppo, viviamo in una società in cui regna l’egoismo e l’indifferenza. Quale consiglio daresti a chi ci sta ascoltando e a chi ascolterà questa intervista successivamente, per esser meno egoisti e più propensi al servizio verso il prossimo?
“E’ molto facile dare un consiglio. Chiunque di noi, qualunque cittadino, che sia un amministratore, che sia un professionista, che sia una persona senza lavoro o in qualunque situazione si trovi, può provare, anche solo una volta, a tendere una mano verso il prossimo, a provare a mettersi vicino alla persona bisognosa e compiere piccoli gesti come offrire un caffè, portare la spesa a casa, fermarsi semplicemente a parlare con una persona, ecc. Penso che il provare questo tipo di sensazioni bastino a poter dare la risposta. Fare politica è occuparsi della comunità (il significato della parola è proprio questo). E la politica può essere fatta a tutti i livelli, per esempio iniziato a titolo volontario. Io ho iniziato tantissimi anni fa svolgendo il ruolo di amministratore sia a livello collettivo che personale. Ognuno si può occupare della polis della nostra comunità, delle nostre città. Questo per me è fare politica.
Sono convinta che tutti noi, ogni volta che proviamo a fare una buona azione, un’azione che tende la mano verso l’altro, si senta più ricco e diventi una persona migliore. Questo può aiutare davvero tanto.”
L’ultima domanda che volevo porti è la domanda che abbiamo rivolto a tutti i nostri ospiti. Cosa salvi del 2020?
“Ho difficoltà a rispondere a questa domanda perché salverei tante cose.
Ricordo quando, qualche mese fa, mi trovavo alla scuola Fanciulli per inaugurare un bellissimo Murales di Korczak, il maestro eroe che aveva salvato i bambini ed era finito in un campo di concentramento. Quel momento lo ricordo allo stesso tempo come drammatico e bellissimo perché mentre ascoltavamo i bambini raccontare quella storia, mi è arrivata in diretta la notizia che annunciava la chiusura delle scuole. Per cui ritrovarsi in una situazione festosa e dover dire a tutti che dal giorno seguente avrebbero dovuto stare a casa, mi ha fatto vivere un contrasto di emozioni che ricorderò per sempre.
Salvo il cuore dei fiorentini che, in tutto questo periodo, si sono mobilitati per aiutare moltissime persone in mille modi.
Salvo il fatto che la pandemia ha portato al centro dell’attenzione della politica temi importanti quai la sanità, la scuola e il welfare. Se non reggono questi tre pilastri crolla tutto il resto. Spero che tutto questo sia servito a farne tesoro per migliorare il nostro sistema. Poi l'ultima cosa che salverei è totalmente personale. Penso che questa pandemia ci abbia portato a vivere con calma la nostra quotidianità, ridando il giusto valore a quelle che sono le relazioni famigliari”.
Nuove Parole al tempo dell’Infodemia
Intervista con Marco Biffi - Professore Associato del Dipartimento di Lettere e Filosofia, Linguistica Italiana. Professore e Ricercatore Linguistico Italiano all’Università degli studi di Firenze.
Cosa ci può dire riguardo all'uso di alcuni tecnicismi e anglismi emersi durante l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo?
“Una delle caratteristiche della lingua utilizzata per parlare del Coronavirus è proprio il frequente impiego di tecnicismi e anglismi. Questo spesso accade anche dove è invece possibile offrire delle traduzioni che avrebbero permesso una maggiore comprensione di ciò che stava accadendo. Pensate che la pagina della commissione Europea, che dava le informazioni sul coronavirus, è stata interamente in inglese per 10 giorni nonostante ci siano state fortissime sollecitazioni anche da parte dell'Accademia della Crusca verso una soluzione multilingue, anche perché la politica europea è quella di una società multilingue. Sono state accampate scuse sul fatto che non si riusciva ad avere una traduzione, ma francamente si trattava di un documento piuttosto sintetico e tranquillamente traducibile.
Anche in Italia le cose non sono andate meglio. Sin da subito sono state usate parole come droplet, che significa gocciolina, che era del tutto opaco alla maggior parte delle persone, soprattutto alle persone anziane. E’ vero che gli anziani avranno avuto a disposizione l’aiuto di familiari più giovani, però la nostra costituzione attesta che le cose devono essere trasparenti per tutti a prescindere dalle mediazioni.
Il fatto che questa chiave di accesso fosse così poco trasparente non è un fatto da poco. Su questo c’è stata molta polemica e anche l’accademia della Crusca ha richiamato più volte l’attenzione su questa problematica. A volte l'uso del tecnicismo è importante ma l’abuso del tecnicismo è piuttosto pericoloso.”
Si è parlato in questa emergenza sanitaria di Infodemia ovvero, secondo la definizione della Treccani, “la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni che rende difficile l’orientarsi su un determinato argomento”.
Quanto è importante il ruolo della lingua nella comunicazione di un determinato uso del linguaggio che sia inclusivo per tutti, nell'informazione che passa dai telegiornali, giornali, o notiziari online di cui ormai usufruiamo tutti i giorni?
“La lingua è sempre centrale nella comunicazione, però sull’Infodemia in se può ben poco, nel senso che può lavorare sul livello di trasparenza di ciò che si dice ma non sulla quantità di informazioni che circolano. Perché la troppa informazione, quella non precisa e non verificata purtroppo la si può esprimere anche in un perfetto italiano, molto chiaro e trasparente che origina gli stessi danni.
Qui il problema non è linguistico ma più ampio e generale. Noi viviamo in una società in cui non abbiamo poca informazione; anzi ne abbiamo troppa e spesso non controllata.
Ci sono vari problemi. Ci sono gli utenti esperti e ci sono utenti non esperti. Per utente esperto intendo un utente avveduto, critico che trova un’informazione in rete e si preoccupa almeno di verificarne la fonte. Parte del problema è questo: la verifica delle fonti. Quanti di coloro che distribuiscono l'informazione andranno veramente a verificarne le fonti?
Qui però bisogna sforzarsi, perché la lettura critica delle informazioni è importantissima in questi casi. Pensiamo anche all'uso del web 2.0 dei social network, dove passa gran parte dell’informazione, insieme anche alle fake news e alla possibilità di inserire commenti di qualsiasi tipologia senza essere spesso sorvegliati, creando di conseguenza molta confusione.
E poi c’è l’effetto post verità, cioè che spesso le persone vogliono credere a delle cose anche se si tratta di cose che potrebbero essere verificate come false. La post verità ha giocato effetti importanti anche prima del coronavirus. Ha influenzato le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l'uscita del Regno Unito dall'Europa e ha anche un po’ influenzato la percezione del corona virus. Pensate a tutti i movimenti negazionisti che ci sono, come ad esempio quelli che credono che la terra è piatta nonostante le prove scientifiche dicono tutt’altro.”
In questo, le istituzioni e gli intellettuali non dovrebbero confrontarsi di più con il mondo social?
“Io sono responsabile all’accademia della Crusca e noi abbiamo canali social: Facebook, twitter e instagram. Nonostante ci confrontiamo continuamente è comunque difficilissimo fare determinati discorsi sui social. Se andate a vedere la pagina Facebook dell’Accademia della Crusca troverete delle zone in cui ci sono degli insulti pesantissimi di fronte a delle cose oggettive, come nel caso della post verità. Questo dimostra che certi discorsi non hanno nessun fondamento e si viene anche aggrediti in una maniera forte. Bisogna impegnarsi in questo campo perché è facile parlare ad un pubblico che ti ascolta, ma la vera sfida sta nel farsi capire e spiegare le cose a chi non vuole ascoltare.”
L'ultima domanda, che forse paradossalmente è la più difficile a cui rispondere, è la domanda che da il titolo alla nostra iniziativa: Cosa salva di questo 2020?
Il 2020 coincide con l'esperienza Covid-19 e quindi non si può parlare d’altro. Di questa esperienza forse si può salvare il fatto che molte parti della società italiana hanno saputo reagire in modo adeguato a questa crisi. Penso alle imprese, alle industrie, una parte dell'asse politica, le università e i centri di ricerca. Posso parlare dell'attività di ciò che conosco meglio, più direttamente, per l'università e la ricerca all’Accademia della Crusca. C'è stato un grande sforzo nel continuare a fare le cose laddove non era possibile. Ad esempio, docenti che ormai erano prossimi alla pensione si sono dati da fare per far lezioni a distanza, acquisendo mezzi tecnici nuovi. Queste esperienze di come si è affrontata la possibilità di fare cose a distanza secondo me è un patrimonio che può essere utile nel futuro.”
Costituzione: Faro in uno stato di emergenza
Cosa salvi del 2020? Una speranza nell’anno del Covid-19 - Seconda intervista
Il Prof. Andrea Simoncini - Direttore del Dip. Scienze Giuridiche UNIFI e Rappresentante dei Direttori di Dipartimento (Area Scienze Sociali) nel Senato Accademico.
La Costituzione è stata un faro in una situazione così difficile?
“Vi ringrazio per questa occasione di dialogo. L’immagine del faro è un’immagine efficace perché il faro è un punto di riferimento in navigazione; soprattutto quando le condizioni diventano complicate, c’è l’oscurità della notte e ci troviamo in difficoltà. Per trovare una situazione simile a quella in cui ci troviamo adesso dobbiamo ritornare al periodo della guerra, alla nascita della repubblica. Le decisioni e le scelte che sono state fatte in questi ultimi tempi hanno in qualche maniera sfidato il contenuto della nostra costituzione. Essa non è stata calpestata, strappata o messa da parte come qualcuno ha affermato però sicuramente un’emergenza come questa finisce per metterne alla prova tutti i valori fondamentali. La nostra costituzione, a differenza di altre costituzioni, non ha una clausola di emergenza. Prendo ad esempio la costituzione francese e quella tedesca: esse hanno la possibilità di dichiarare uno stato di emergenza e quindi di creare le condizioni per affrontarla. Nonostante questa possibilità, però, lo stato di emergenza non è stato dichiarato né in Francia, né in Germania. La nostra costituzione non ha questa possibilità, tanto che anche le emergenze devono avvenire all’interno di una cornice che è quella unitaria. Penso che questa cornice abbia tenuto. Per questo la costituzione è stata un faro, nel senso che è stata un punto di riferimento nel buio, un ideale a cui tendere in un momento che ci ha messi tutti alle strette.”
In riferimento a quanto detto poco fa, che “la Costituzione non è stata calpestata”, sorge un’altra domanda. Se non calpestata, è stata forse sospesa? (Prendiamo ad esempio la libertà di culto, le associazioni, le riunioni, ecc.) Quali sono i fattori che determinano questo bilanciamento dei vari diritti presenti nella Costituzione?
Ci troviamo in una situazione eccezionale perché purtroppo c’è un virus in circolo per il quale lo Stato non ha una cura o un vaccino. L’unica cura di protezione che abbiamo è quella di delimitare gli incontri tra le persone. Non abbiamo altra strategia di contenimento, riguardo al virus. I nomi ed i modi in cui questo è stato gestito (zona arancione, rossa, lockdown o chiusura evitando che le persone si incontrino entro certi limiti), sono una sfida alla radice delle libertà. La nostra costituzione è nata per difendere la libertà di circolare, la libertà di associarsi, la libertà personale. È chiaro che quindi, in un momento come questo, i principi fondamentali debbono essere compressi per un bene superiore che è il bene comune; che questa epidemia non vada fuori controllo e non metta al repentaglio la vita di migliaia e migliaia di persone come abbiamo già vissuto. Una mortalità del genere non l’abbiamo mai visto in un tempo repubblicano.
Quindi cosa vuol dire la parola “bilanciamento”? Vuol dire che una compressione è possibile ma, allo stesso tempo, non è possibile privare le persone totalmente della libertà. C’è stata una prima fase in cui noi abbiamo cominciato a restringere e forse abbiamo ristretto troppo oppure in maniera irragionevole. Per esempio, quella dei luoghi di culto anch’io penso sia stata una restrizione che ad un certo punto appariva irragionevole però devo anche dire che alla fine alcuni divieti che sembravano assurdi sono stati rimossi. Questa idea della gradualità o del fatto che le regioni possano decidere diversamente, anche se può apparire molto strana e molto curiosa o anche irrazionale, ha una sua razionalità perché consente di arrivare a delle misure più estreme in una maniera graduale.”
Questa terza domanda è rivolta a tutti coloro che partecipano a questa iniziativa di interviste: Cosa salva del 2020?
“Può sembrare assurdo forse quello che dirò, ma io salvo tutto del 2020. Penso che questa circostanza terribile in cui ci troviamo a vivere debba essere considerata un’occasione. Dico debba perché penso che non abbiamo alternative a cogliere questo tornante della nostra storia come un enorme opportunità di cambiamento, come una grandissima possibilità di rivedere una serie di valori che ritenevamo scontati (come ad esempio quello di potersi incontrare e potersi relazionare in persona). Una certa trasformazione digitale delle nostre relazioni era già in movimento prima del covid. E’ come se ci fosse stato un fast forward, come quando acceleri la velocità di un film e arrivi subito alla fine, cosi, nella stessa maniera, il covid ha accelerato questa trasformazione della relazione in digitale. Io non penso che il covid abbia rappresentato di per sé un fattore negativo della nostra vita sociale, se si toglie ovviamente il problema sanitario, che lo è. Tutto sta a come ognuno di noi coglie questa opportunità. Tantissimi cambiamenti nel corso della storia, che noi abbiamo acquisito oggi, sono nati da un periodo di grandissima incertezza e difficoltà. Quindi paradossalmente salverei tutto.”
Unione o disgregazione sociale?
Lo scoraggiamento e l’incertezza possono essere grandi ostacoli, ma insieme possiamo parlarne ed essere un aiuto reciproco. In questo progetto noi di Agapestudenti (in collaborazione con Progetto Studentesco Indipendente e Lista Aperta Obiettivo Studenti) avremo modo di parlare con professori e dottori attorno al tema “Cosa salvi del 2020? Una speranza nell’anno del covid-19”.
Come possiamo affrontare l’impatto che il covid sta avendo nelle nostre vite?
“Le minacce sulla nostra salute mentale ed emotiva, le nostre relazioni, la perdita del lavoro sono le aree della nostra vita più a rischio. Questo ci sta portando verso una disgregazione sociale. Le statistiche ci mostrano un incremento delle consulenze psicologiche anche nelle fasce d’età più giovani. Siamo passati da andrà tutto bene, che è stata una reazione sociale e psicologica importante, alla disgregazione sociale. Viviamo in un momento in cui l’unica certezza è l’incertezza. Noi psicologi, nel rispetto delle normative, consigliamo ed incoraggiamo opportunità di scambio sociale perché ne abbiamo bisogno, sono necessarie.”
In base alla tua esperienza come psicologo cosa secondo te è cambiato e quali sono le ripercussioni sulla società?
“E’ un fenomeno in continua evoluzione che stiamo tutti osservando con attenzione, in cui riconosciamo un aumento dell’ansia ed un affaticamento psicologico generale ad adattarsi alla nuova normalità. Non riusciamo a pensare ad altro che a noi stessi da un punto di vista medico, biologico e psicologico, proprio perché non abbiamo più lo spazio mentale per pensare agli altri.”
La tecnologia può essere dannosa per le nostre relazioni?
“Di per sé la tecnologia offre semplicemente degli strumenti che sta a noi gestire bene. Dobbiamo avere degli obiettivi su come utilizzarli al meglio. La tecnologia è un amplificatore sociale, psicologico e lavorativo, così come può amplificare in positivo, può avere lo stesso effetto anche al negativo. La chiave è scegliere bene il come utilizzare questi strumenti.”
Cosa salveresti del 2020? Qual è il tuo messaggio di speranza?
“Per maturare servono le crisi. A livello professionale posso affermare che le crisi ci permettono di fare dei salti, purché passata l’emergenza siamo in grado di tornarci sopra in maniera consapevole. Sono le emozioni spiacevoli che ci permettono di cambiare, non quelle piacevoli.
La mia speranza, oltre che da un punto di vista psicologico, ha una prospettiva cristiana. Cito un verso delle Scritture (Ebrei 11:1) che dice: la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Questa speranza in un qualcosa che ancora non si vede, anche attraverso questa crisi, può portarci a qualcosa di meglio. Facciamo fruttare questa speranza in noi, non lasciamola andare via soltanto con delle perdite.”
- Dott. Tommaso Ciulli (Ordine degli Psicologi della Toscana)
Dear First-Year Me: Valeria
Ormai 5 mesi sono passati da quel fatidico giorno della Laurea online, 5 mesi di incertezze, paure, ansie e studio, ebbene sì, si studia anche una volta finita l'università. Quest'anno è stato un anno "speciale", tutti abbiamo vissuto l'esperienza della quarantena, della paura del contagio, dell'isolamento e di non poter rivedere le proprie famiglie.
Però c'è anche molto di positivo in questo 2020. Quest'anno mi ha insegnato che anche se ci piace pensare di avere il completo controllo sulla nostra vita, e crearci l'illusione di avere un piano preciso da qui a 10 anni, in realtà non controlliamo neanche cosa accadrà domani. Dio sa cosa ne sarà di noi, solo lui conosce il piano per la nostra vita e l'unica cosa che possiamo fare noi è confidare in lui e affidargli la nostra vita.
Cosa ho da dire? Una sola cosa, questi anni passeranno molto molto in fretta. Il mio consiglio è di vivere a pieno la vostra vita, consapevoli di poter vivere solo nel presente, senza perdervi nell'ansia del futuro, del prossimo esame, della tesi, di cosa farete una volta laureati...
Ricordati che la vita è breve, gli anni universitari passeranno in un attimo, quindi non gli spreca. Coltiva amicizie positive e salutari, non restare in una relazione che ti fa star male solo perché non hai abbastanza autostima o non pensi di meritare di meglio, non preoccuparti di piacere a tutti né ascoltare la gente che non fa altro che criticarti. Vivi questi anni serenamente. Studia, divertiti, fai sport, impara a cucinare (ormai è arrivato il momento), conosci gente, conosci la città, usa questo tempo per crescere e maturare, vivi la vita giorno per giorno e nel presente, per non avere mai rimpianti in futuro.
Negli anni ho appreso che tutto ciò che ho vissuto è stato solo grazie a Dio. Mi piacerebbe dire che mi è sempre andato tutto bene nella vita e all'università, che mi hanno accettato per 3 scambi all'estero e che sono riuscita a realizzare la tesi dei miei sogni perché sono un genio o perché sono fortunata, ma la verità è che ho solo Dio da ringraziare per avermi dato le opportunità e la forza di non arrendermi mai, nonché per aver messo nel mio cammino delle persone speciali, che mi hanno aiutato e guidato.
Infine, in questi mesi di incertezza in cui ancora non so quanto e se lavorerò quest'anno, se questa situazione di pandemia migliorerà o no, l'unica cosa che posso fare è affidare la mia vita a Dio e confidare al 100% nel suo piano. Come dice la Bibbia "Ci sono molti disegni nel cuore dell'uomo, ma il piano del Signore è quello che sussiste." (Proverbi 19,21)
- Valeria
Dear First-Year Me: Valerio
Ciao Valerio,
Mi hanno detto che stai per cominciare l’Università.
Congratulazioni! Non vedevi l’ora e per buone ragioni: hai finito le superiori, hai davanti a te una pagina bianca su cui puoi scrivere dall’inizio, senza rimanere inquadrato nel ruolo che la scuola ti aveva affibbiato. Si ricomincia da zero. Non temere di perdere gli amici di prima. I rapporti validi si consolideranno.
Non è tutto.
Prima avevi pochi interessi in comune con qualche tuo compagno di classe. Ti sentivi isolato nel tuo amore per le lingue straniere. C’è poco da dire, stai per cambiare ambiente. Più importante: imparerai che nella routine puoi sentirti imprigionato ma che puoi liberartene.
Viaggerai (Avevi paura di viaggiare? Avevi paura di non viaggiare abbastanza? Non ti preoccupare, lo farai, e ti piacerà). Hai l’età giusta per scoprire quanto piove in Irlanda, come strillano i gabbiani in Bretagna, quanto puzzano i pannolini tedeschi, quanto sono intelligenti le oche inglesi, quanto poco costa la birra in Spagna e quanto è cara in Danimarca.
Ho poche parole di saggezza:
Parla con le persone e ascoltale.
Non avere paura di usare le tue emozioni. I dolori passano e le ferite si rimarginano.
Portati una bottiglia di sidro, un apribottiglie e due bicchieri.
La mia saggezza finisce qui. Ti saluto, perché è ora di prendere un altro treno.
Goditi il viaggio!
Valerio
#SperanzaVirale: Heather
Insieme al resto dell'Italia stiamo tutti imparando una nuova normalità. Ci siamo imbattuti in un articolo che descrive alcuni dei sentimenti e delle paure che stiamo vivendo. Scritto da una professoressa in Francia, la quale è nostra "vicina". Abbiamo il piacere di condividere i suoi pensieri con voi.
Più sicuri a casa
E ora, ora che ho la scelta di muovermi, tutto sembra completamente fuori posto.
Non so come spiegarlo: ho paura della riapertura.
Da lunedì 11 maggio, la mia regione della Francia è in gran parte tornata alla normalità. Ma non completamente. I ristoranti e i caffè sono ancora chiusi, come anche i negozi più grandi e i cinema.
Tuttavia il ritmo è completamente cambiato.
Lo sentivo crescere nei giorni scorsi come il ritmo del mio cuore sempre più veloce.
"Libertà !!!" È stato scarabocchiato in gran parte dei post su Instagram di lunedì. L'energia era esasperata. Mi ha fatto arrabbiare, confondere.
Cosa facciamo? Rimaniamo dentro? Usciamo ma con attenzione?
Ero del parere di rimanere a casa, ma ho dato ascolto a chi pensava diversamente.
Amo la gioia di vivere francese. Qualcuno mi ha chiesto: ”Non andrai mai più al mercato del contadino? Davvero? Non comprerai più cibo fresco? Non sosterrai più i nostri agricoltori?"
Così ho seguito il consiglio e sono uscita, con guanti e mascherina, ma l'ho fatto.
E quanto sono dolci le prime ciliegie, quanto sono aspri i primi pomodori!
Ne vale la pena?
Questa è la domanda che ho posto a una mia amica (ad alto rischio) che stava valuntando l'idea di prendere i mezzi pubblici in città per tagliarsi i capelli.
Vale forse la pena rischiare di morire? A una domanda posta in questo modo, la risposta sembra ovvia (o almeno per me) eppure ora è una domanda che potremmo porci ogni giorno, tutti i giorni.
Sembra piombo, come kryptonite. Tuttavia dovrò imparare a convivere con questa indecisione per sentirmi meno in conflitto con me stessa. Perché non voglio vivere congelata. Come posso imparare a vivere in questo modo nuovo?
Ieri, dovevo andare in farmacia e quando sono arrivata al bancone, ho potuto constatare che i due pettegoli che la gestiscono erano felici di vedermi.
I loro sorrisi erano nei loro occhi sopra le mascherine chirurgiche. Quindi sì, è stato bello vedersi di nuovo. Ma dopo, mentre mi avviavo lungo la strada principale, ero così rattristata e nervosa per la folla sul marciapiede. La stragrande maggioranza non aveva la mascherina, né rispettava il distanziamento sociale e mi sentivo una sciocca mentre danzavo la mia danza sgraziata per evitare i contatti.
È estenuante questo permanente stato di allerta e mi sono sentita sollevata di tornare a casa. Queste quattro mura che mi hanno protetto e sono state la mia tana. Nonostante tutti i miei sogni, è più sicuro a casa. So che non posso restare qui per sempre e non voglio davvero che il mondo diventi mio nemico. Il nostro mondo che amo così tanto. Quindi, forse domani andrò a comprare le peonie come mi sono ripromessa di fare.
Per ora, farò quello che posso. Vorrei rimanere presente e godermi ciò che posso.
L'ho scritto solo qualche giorno fa ma sembra già datato. Ieri ho fatto una passeggiata nel centro di Parigi.
C’erano così tante persone e così poche mascherine. Vedremo come andrà. Ogni persona farà la sua scelta e sto davvero cercando di non giudicare. Non serve a nessuno. Adesso sembra evidente. Ma il terreno emotivo è accidentato.
Sono passati due mesi da quando ho avuto un contatto fisico con un altro essere umano.
Ne vale la pena di correre il rischio? A lungo termine, potrebbe essere troppo rischioso per me non provarci.
(adattato da un articolo originale di Heather Robinson)
Metabolizzare una perdita invisibile durante il Coronavirus
Idee per far fronte a cambiamenti imprevisti
Affrontare perdite inaspettate è sempre una sfida. La vita cambia improvvisamente e ci troviamo a dover fare i conti con le conseguenze, evidenti e non.
Ma in alcuni casi, affrontare ciò che non è visibile può essere molto più difficile che affrontare l’ovvio.
Durante l’attuale crisi del coronavirus, sembra che ogni giorno porti con sé nuove sfide da affrontare. Tutto ciò che ieri era normale, oggi sembra impossibile. Il lavoro, le lezioni, le relazioni, andare dal punto A al punto B – tutto sembra essere diverso rispetto a poco tempo fa.
Ci sono evidenti cambiamenti e implicazioni che possiamo vedere. Ma con qualcosa di così totalizzante come la pandemia globale che ci circonda, sicuramente ci troviamo a subire delle perdite, che noi lo vogliamo ammettere oppure no. Potremmo renderci conto che qualcosa non va, perché proviamo dolore e tristezza, ma la perdita in sé e per sé può rimanere invisibile e senza nome.
Come possiamo affrontare il dolore di una perdita, anche nelle piccole cose? Quando tutto è diverso, cosa possiamo fare per affrontare il cambiamento in modo sano?
Dai un nome alle perdite
Sembra così semplice, ma è molto difficile da fare.
Le perdite potrebbero sembrare così banali che è difficile identificarle: prendersi un caffè con un amico, andare a vedere un film al cinema, fare una vacanza che aspettavi da tempo.
Oppure le tue perdite possono essere più significative: un matrimonio in sospeso, un lavoro che adesso devi svolgere dalla cucina, l’assenza di un’interazione quotidiana con amici e colleghi. Forse è il fatto che lavoro, scuola e casa si trovano ora nello stesso posto.
Qualunque siano le perdite, il primo passo è identificarle. Prenditi del tempo per rallentare, valutare i tuoi sentimenti ed elencare le cose che hai perso.
A volte potremmo pensare che le nostre perdite non abbiano un gran peso in confronto alle sofferenze globali. Potremmo essere condizionati a guardare il lato positivo e a rimanere ottimisti. E mantenere un atteggiamento di gratitudine ha sempre grande valore.
Ma una perdita è sempre una perdita, indipendentemente dai risvolti positivi. E senza dare un nome alle perdite, è impossibile elaborare bene le nostre emozioni. Il dolore di una perdita, anche se piccola, fa comunque male. Far finta che non faccia soffrire non è utile. Piuttosto, trasmette un messaggio sbagliato, perché è come dire che ciò che stiamo affrontando non era poi così importante. E questo non è affatto vero.
Quindi, inizia a dare un nome alle cose che hai perso, alle cose che sono cambiate e alle cose che ti mancano.
Dai un nome alle tue emozioni
Una volta identificate le nostre perdite, possiamo proseguire dando voce ai nostri sentimenti. Per alcune persone, questo è un processo semplice. Ma altri di noi potrebbero avere difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, soprattutto quelli negativi.
Dar voce ai tuoi sentimenti è importante, perché può indirizzarti verso la comprensione delle loro cause. C’è differenza tra l’essere arrabbiati, essere delusi ed essere frustrati. Sono tutti sentimenti negativi, ma fare chiarezza riguardo a ciò che stai provando ti potrebbe aiutare a capire il perché tu ti senta così.
I cambiamenti e le perdite che stiamo vivendo a causa del coronavirus potrebbero farci sentire intrappolati, impotenti, impauriti o delusi.
Queste sono parole potenti. E parte del loro potere è che ci aiutano a comprendere la radice del perché ci sentiamo così e ciò che c’è dietro a queste emozioni.
Non accontentarti di nominare solo le perdite. Dai voce anche ai sentimenti che queste stesse perdite suscitano.
Apri il tuo cuore
Dar voce alle nostre perdite è il punto di partenza per affrontarle in modo giusto. Comprendere le nostre emozioni ci aiuta a capire ciò che abbiamo realmente perso. Ma una parte fondamentale di questo processo potrebbe essere quella di elaborare queste perdite insieme ad altre persone.
Un aspetto determinante dell’attuale crisi COVID-19 è che è universale. L’epidemia che stiamo vivendo è davvero globale – nessun angolo del mondo si salva. Anche se questi giorni hanno portato con sé un gran numero di perdite, ci hanno anche regalato un’esperienza comune.
È probabile che anche altri stiano vivendo esattamente quello che stai vivendo tu in questo momento. Cogli l’opportunità di condividere, elaborare e affrontare queste perdite insieme.
Inoltre, permettimi di suggerire che una parte fondamentale nell’identificare e affrontare perdite impreviste è quella di aprire il tuo cuore a Dio. Il libro dei Salmi nella Bibbia è pieno di preghiere e lamenti di frustrazione, sofferenza e desolazione. Se la Bibbia è vera, allora il Dio dell’Universo – che ha creato e governa ogni cosa - attende di ascoltare e rispondere alle nostre frustrazioni, consolandoci. Ma non solo, ci invita a venire da Lui proprio con il nostro dolore e la nostra delusione.
Apri il tuo cuore agli altri ed elabora il tuo dolore. Ma prendi in considerazione di aprire il tuo cuore anche a Dio, concedendogli di darti conforto in questa situazione.
Combatti per la speranza
Viviamo in un mondo distrutto, un mondo che non è giusto; un mondo di ingiustizia, di iniquità e di perdita.
Vivere in questo mondo, accompagnato da perdita e dolore, è difficile. Ma questo non è ciò per cui siamo stati creati.
Quindi ci sono brutte notizie, ma anche buone notizie.
La brutta notizia è: la perdita, il dolore e la sofferenza sono intrinseci alle nostre esperienze quotidiane. Fanno parte della vita, sono inevitabili.
La buona notizia è che Dio non ci ha creati per tutto ciò. Ci ha creati per la perfezione, la libertà e l’abbondanza. E con il suo potere possiamo avere speranza sia nel presente che nel futuro.
La speranza nel presente deriva dal guardare Dio redimere le situazioni distrutte in cui viviamo. Questo non riduce il dolore della perdita che abbiamo subito, ma ci può dare speranza per il futuro.
La speranza nel futuro viene dal vedere che Dio ha fatto ciò che era necessario per spezzare il potere del peccato e portare restaurazione nel nostro mondo. E mentre il mondo rimane contaminato dalle conseguenze del peccato, Dio ha promesso di eliminare questa contaminazione nell’eternità. Questo è possibile solo grazie a Gesù e perché Dio ci ha amato così tanto da sopportare lui stesso il dolore della nostra rovina. Attraverso di Lui, speriamo in un futuro che non includa il dolore del presente.
Quindi, dai un nome alle tue perdite. Dai voce alle tue emozioni. Apri il tuo cuore agli altri e a Dio. E aggrappati alla speranza.
#Speranzavirale: Valeria
Sono giorni difficili questi della quarantena, rinchiusa in casa, lontana dalla mia famiglia. Dopo molti anni di studio fra una settimana mi laureo e purtroppo la discussione come la sognavo, la festa con gli amici e familiari non potrà aver luogo, dato le restrizioni del coronavirus e la laurea online.
Devo dire che sicuramente sono un po' delusa, ma cercherò di non guardare ai lati negativi di questa esperienza, piuttosto voglio essere grata poiché finalmente il mio percorso universitario sta finendo e ricordando tutto ciò che il signore ha fatto per me negli anni da studentessa.
In queste settimane di quarantena voglio imparare a vedere il lato positivo delle cose e a non abbattermi mai.
- Valeria da Bologna
#SperanzaVirale: Pierre
Buongiorno a tutti, sono qui per raccontarvi la mia personale esperienza.
Fino a qualche settimana fa svolgevo il mio tirocinio nel reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale Umberto I di Roma. È stata una bella esperienza, con i medici e gli infermieri è nata subito una certa confidenza a tal punto che sono arrivati a fidarsi ciecamente di me.
Il 20 Febbraio è stato il mio compleanno. Ognuno di loro, durante il turno di notte, ha partecipato portando da mangiare e la torta per festeggiare il mio compleanno. Eravamo tutti felici e allegri, ci abbracciavamo e ci facevamo mille risate. Dopo aver festeggiato, la sera tardi è arrivato un paziente che presentava tutti i sintomi del Corona virus. Eravamo scarsamente attrezzati e impreparati. Come se non bastasse, il paziente non dava più segni di vita, ci siamo attivati, abbiamo fatto tutto il necessario per salvarlo e dopo un po’ si è ripreso. Gli abbiamo fatto i tamponi ma potevamo sapere della sua positività o negatività solo a fine pomeriggio del giorno dopo, perché il laboratorio era affollatissimo e non potevano darci la precedenza.
Dopo aver smontato dalla notte, abbiamo aspettato che arrivassero i risultati per tornare a casa. Se i tamponi del paziente fossero risultati positivi ci avrebbero messi in quarantena ed avrebbero fatto itamponi anche a tutti noi. Durante la lunga attesa, ero ansioso, preoccupato, mi vedevo già in quarantena per un periodo indeterminato senza poter parlare con nessuno, senza avere vicino a me i componenti della mia famiglia, senza poter uscire nemmeno per fare la spesa, senza poter più respirare bene, senza poter più godere dei sapori culinari dei nostri piatti perché attaccato alla nutrizione enterale, senza poter più farmi una bella doccia, senza poter più studiare, dare gli esami e laurearmi. I miei si preoccupavano e piangevano al telefono. Quando ci hanno detto che i tamponi erano negativi è stato un sollievo. Arrivato a casa sembravo un prigioniero che era appena stato rimesso in libertà. Dopo questa esperienza ho capito che era meglio stare isolato a casa che in una stanza di ospedale, dove ti ritrovi solo senza avere notizie dei componenti della tua famiglia e dei tuoi amici. Adesso sono da solo nella mia stanza, non ho contatto con nessuno ma non mi annoio perché passo le mie giornate a studiare, a fare un po’ di esercizio fisico e delle videochiamate alla mia famiglia e ai miei amici, cose che non avrei potuto fare stando in isolamento in una stanza di ospedale. Da studente tirocinante ho toccato con il dito la sofferenza dei pazienti e ho capito quanto è preziosa la vita pur essendo isolati dentro casa. Ho capito che nella vita non contano solo i beni materiali ma anche il rapporto umano.
INSIEME CE LA FAREMO, CERCHIAMO DI RISPETTARE LE REGOLE RIMANENDO A CASA.
SOLO COSÌ RIUSCIREMO A SCONFIGGERE QUESTO VIRUS, CHE È UN NEMICO INVISIBILE.
#SperanzaVirale: Simone
Ieri è stato ufficialmente il mio ultimo giorno di lavoro da tirocinante. La Regione Lazio ha sospeso tutti i contratti garanzia giovani fino a che l’emergenza non passerà. Da oggi anche io potrò usare l’hashtag #iorestoacasa anche se in ritardo. Tornando ieri sera tardi da lavoro, ho potuto osservare Roma completamente deserta, come mai l’avevo vista prima. Sono rimasto in silenzio: tutto passerà, anche se non sarà così semplice per il nostro paese. Tutto di nuovo cambierà, come è cambiata la nostra quotidianità, così dall’oggi al domani. La percezione delle cose cambierà, perché quando c’è un emergenza globale come questa, non c’è più giocatore di serie A o poveraccio di serie B, siamo tutti allo stesso livello.
Ogni giorno vedo il bollettino dei contagiati crescere e penso a chi aveva preso questa situazione come un scherzo. Non lo è. Se questo contagio dovesse esplodere al sud, l’Italia non sarebbe pronta, lo sappiamo tutti. Ho pensato alla nostra quotidianità tra una settimana, quando ci saremo stancati di rimanere forzati a casa, pieni di comodità. I film in streaming non avranno più lo stesso interesse, perché avremo voglia di vedere un film al cinema e non di stare sdraiati sul divano. La ruota del criceto si è bloccata, la circolarità è cambiata. Forse abbiamo creduto che fosse meglio un messaggio whatsapp di una pacca sulla spalla, adesso no, abbiamo bisogno di guardare le persone in faccia. Forse tutto ciò che è importante per te è li vicino a te. Per molte persone non è così.
Oggi l’Italia sta sperimentando la paura, dopo tanto tempo, anche la paura non sarà più la stessa. Sarà più difficile prendersi gioco dei nostri sentimenti. Avremo memoria di questo momento e saremo improvvisamente più consapevoli della nostra fragilità. Dimentichiamo spesso questa condizione umana, illudendoci di essere onnipotenti, imbattibili, quasi come delle macchine. Le mie preghiere vanno a chi sta continuando a lavorare facendo casa-lavoro, a tutti i medici e infermieri che si stanno sbattendo per aiutare tante vite umane. Il mio pensiero va all’Italia che sta combattendo oggi più che mai, prima tra tutti i paesi occidentali democratici.
-Simone